L’estremità, ognisantogiorno, è il coraggio!
Cercare di ingoiare
il sale dei giorni più neri per seguire nuovo stupore. Come una catapulta medievale tiriamo sguardi
per ogni singolo movimento di passi. Poi, senza confronto alcuno, suoniamo la ritirata.
Ancora una volta il gioco crudele del comprimere e non liberare si prende inesorabilmente tutto lo
spazio della scena. Senza chiedere consenso e allontanando dal campo qualsiasi atto impuro la traiettoria pianificata dall’inconscio
rimane meticolosamente la stessa: un palpito percepisce un lineamento e in pochi e quasi impercettibili secondi,
mille ragioni bruciano al sole del passato disatteso.
Non importa l’età e le lacrime che scorrono
nelle vene, quello che conta è diventare eroi di se stessi. Le voci di dentro non dovrebbero partecipare alle riprese del film, ma tacere
in memoria del fiato versato. Le certezze sì, quelle hanno un valore imperante,
sono l’annuncio agitato dell’avvenuta intesa. Bisognerebbe trovare una pausa a
questo non fermo istante.
Se solo si potesse razionalizzare quel dato momento; se solo si potesse stordire ogni soffio d'aria
malato di titubanza. Che lavoro straordinario
sarebbe sollevare un filo di sospiri, disegnare con le dita un cenno verso quel
nome sconosciuto, e perdere volutamente l’equilibrio insieme.