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martedì 15 gennaio 2019

Up town




Una sera d’inverno
Cammino pigro sulle pietre della storia, contemplandomi attorno per non farmi privo del paesaggio.
Il vuoto che riempie lo spazio durante questa stagione dei freddi è sicuramente usuale, ma non di rado accorda corroboranti scenari.
Sul mio viso respirano zefiri, e in un baleno impercettibile si plasmano reminiscenze vissute in caldura.
Chiudo gli occhi per sopravvivere al violento gioco delle parti.
Non ho energie da prestare alla fatica; non ho idee da mischiare tra le mie mani. Seguo in modo impercettibile l’estenuante flusso delle immagini, correndo l’azzardo di essere schernito.
Quello che ha valore in questo istante è non cedere definitivamente alle larghezze dell’amore.
Sul margine più apicale mi identifico con l’osservare, e contengo ancora l’eccelso luogo delle mie visioni.
Il sapore delle evasioni mi recinge.
Non condivido l’estrema richiesta e imperterrito mi lancio sugli effluvi di un varco epocale.
Percorrendolo fino in fondo non si vedono colori, ma solo oscuri vuoti che mi riportano, fulminei, alla densa realtà.