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venerdì 14 febbraio 2014

Se ti chiamo amore tu non ridere, se ti chiamo amore.

(Foto dal film Ubriaco D'Amore)


Arriva San Valentino è il sentimental love va in fumo. Nonostante il freddo canaccio di questo inverno zuppo d'acqua in alcune parti d'Italia causa amori in frantumo c'è un caldo che neanche alle Bahamas. Le coppie si scoppieno (appositamente scritta così), le coppe (tette) si gonfiano, i giornali si stravendono. Una storiaccia quella di Pirlo e Deborah (rigorosamente con l'H) dal finale annunciato. Non c'è partita, per il momento, tra Gigi portieronenazionaleitaliana e Alena. Il terzo incomodo lo sapete chi è, no? Ilaria D'Amico, la giornalista sportiva di Sky. In realtà i tabloid scrivono che Buffon ha chiarito tutto e resta con la Seredova. Ma si sa, certi amori fanno dei giri immensi e poi ritornano. Le coppie 'normali' invece che fanno? Si struggono. Si dilaniano. Si vomitano addosso tutto il male possibile per poi ritrovarsi abbracciati. Anche questo è amore. Oramai, nella fattispecie, parlare di mistero è veramente riduttivo. Bisogna anche evidenziare però una percentuale, se pur minima, ma viva e vegeta, di relazioni perfette, pulite, trasparenti...In pratica quelli che stanno insieme da non più di 3/4 giorni. Ci sono anche le coppie secolari, dove tutto fila liscio, al massimo lui si fa un 'fuoriporta' ogni tanto, magari mentre lei ha il ciclo e grida all'inverosimile la qualsiasi per 24 ore consecutive, ma non di più. Poi, nel giorno di Valentino soprattutto, una divagazione si deve dedicare ai single. Ovvero quella marea di persone che non battono chiodo. Attenzione, bisogna fare un ulteriore distinguo. Ci sono pure quelli che in questo preciso momento hanno scelto di smettere. Così, come i fumatori fanno con le sigarette. Strana categoria. Ad un certo punto della vita, causa amori finiti male o delusi dalle aspettative, chinano la testa come muli e decidono di: “vivere”. Sono dei palliativi di loro stessi. Proprio come i fumatori quando decidono di smettere. Mentono sapendo di mentire! Nà manica de buciardi (appositamente scritta così). La frase ricorrente è: “io sto bene così”. Ma che è una partita a poker? Siete dei 'vorrei ma non posso non autorizzati'. Dentro di voi, neanche tanto dentro, vorreste provare quel sublime fastidio alla pancia. Eccome se vorreste. Avete talmente tanta voglia di condividere amore che guardate negli occhi anche la figlia della pizzicagnola che fino a poco tempo fa vi sembrava una emerita cozza. Avete talmente tanta voglia di condividere amore che guardate negli occhi anche il figlio del pizzicagnolo che fino a poco tempo fa vi sembrava un emerito cannolicchio (con tutto il rispetto per i crostacei). Va bene, tranquilli/e, mica è un sacrilegio. Adesso bisogna vedere, solo, se questi non hanno impegni per cena. Ritornando invece a quelli che, numero esoso, sono soli perché vivono perennemente con l'idea dell'arrivo imminente dell'amore vero, ci chiediamo: esiste una fermata specifica? Questi cosiddetti amori VERI da che parte solitamente transitano? Ma sopratutto: come si capisce se son veri oppure delle patacche? Con tutte queste domande sembriamo la versione duepuntozero di Mike Buongiorno, che Dio lo abbia in gloria. Certo il sarcasmo che ci pervade è palese. Ma è inevitabile quando si tratta di parlare/scrivere/commentare i fatti dell'amore partendo dalla lettera A. Siamo al basico dei sentimenti. Milioni di parole. Interi universi che si confrontano sul tema. Miliardi di notti insonne arrovellandosi il cervello per cercare di capire. Capire? Una delle più ardue imprese di sempre. Da prima di Dio addirittura. Un solo risultato, oggi come ieri, spunta dal display delle nostre calcolatrici mentali: zero (0). Addizioni, sottrazioni, divisioni, moltiplicazioni non servono se poi, come un colpo di spugna, utilizziamo in maniera becera l'istinto. L'istinto ha fatto più danni del petrolio. Quello che pensiamo non è che l'indole emotiva vada completamente eliminata, ma deve esser tenuta sotto controllo. Maneggiare con cura e dosare tipo contagocce. Alla fine non avete risolto nulla, ma neanche avete fatto figure barbine. I complimenti vanno a quelli che stasera (venerdì 14 febbraio) festeggeranno, ma non quelli che fingono, che recitano, che bluffano, che imbrogliano solo per quiete vivere, ma a quelli che si amano dicendoselo mentre si guardano negli occhi. A quelli che se lo dicono con la bocca e ancor prima con la mente. A quelli che ogni giorno corronocorronocorrono anche solo per sfiorarsi. A quelli che passano la vita cercando di stupire il proprio partner. A quelli che trascorrono tutto il tempo rimasto in costante e continuo 'schianto'.

Antonio Di Trento 

venerdì 7 febbraio 2014

L'insostenibile leggerezza da Domopak

 
Un enorme ed ecumenico limbo. La mia impressione è proprio questa. Un contenitore nel quale stiamo vivendo come se fossimo 'congelati'. Abbiamo sì la facoltà di respirare, camminare, mangiare, ma tutto questo come se ci muovessimo alla moviola. Lentezza, inerzia, indolenza. In questo panorama, evidentemente scevro di emozioni, sensazioni, passioni, ci siamo bruciati anche gli ultimi barlumi di un già precario ecosistema: quello del sentimento nudo e crudo. In questo esatto momento non sappiano più neanche che odore abbia. Ricordate le farfalle? Da quanto tempo non ne vedete più volare una? E soprattutto, da quanto tempo non vi mormora più lo stomaco?
 
Scivoliamo questi giorni strisciandoci lungo i muri dei ricordi e dei desideri inascoltati. Una mescola di pensieri e parole che ci permettono solo di 'vegetare'. Respiriamo quelle ore che ci separano dal sonno, che in taluni casi non è neanche più profondo, con difficoltà e apatia. Combattiamo il ticchettio dell'orologio pensando a come sarebbe stato bello se... Intere albe ed interi tramonti buttati in pasto alla nostalgia. Addirittura si arriva a rivalutare un amore adolescenziale. Preistoria oramai, eppure! Una foto di spiagge passate ci riporta ad alcune percezione che non credevamo più di avere. Quel brivido spontaneo ci accarezza e più veloce della luce svanisce. Neanche il tempo di goderlo. Neanche il tempo di morirgli dietro. Un audio cassetta emerge dagli oggetti che pensavamo smarriti. Sul nastro cantano frasi che in quell'esatto momento di vent'anni prima erano il manifesto delle nostre volontà.
Oggi, per i masochisti di turno, ben che vada, ci sono le frasi dei libri di fabiovolo.

Tramortiti da queste stupide azioni, come imbalsamati, siamo capaci anche di negarle pietosamente tutte. Nei piccoli passi, che non senza sforzo riusciamo a fare, veniamo inghiottiti dalle nostre stesse bugie. Per (non) quiete vivere rispediamo al mittente anche sguardi che certificano importanza. Successivamente, resi immobili dal pensiero che ci assale greve, e affibbiandoci demenza pura, ci accorgiamo di aver visto e vissuto quello skyline già innumerevoli volte. Questo è il segno chiaro e indelebile che siamo dolorosamente oggetto di un emorragia costante e rapida. Uscendo dai tornanti tutte le volte abbiamo pregato qualsiasi Dio per ritornare a respirare senza additivi.
 
Comodamente genuflessi alla provvidenza abbiamo lasciato cadere anche l'ultima goccia di pioggia fresca, che però non ha lavato la nostra pelle, non ha purificato la nostra anima e tanto meno è stata foriera di nuovi raggi di sole.