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martedì 25 settembre 2018

#inbilico



Il suo profumo mi aveva attraversato l’anima. La seguii con gli occhi fino alla punta del Circeo, poi scomparve, come fanno il giallo, il rosso e l’arancio dopo il tramonto; come fa un amore quando incontra un addio. Nei secondi che formavano il mentre avevo provato a versare due/tre sillabe al vento. Questa maledetta sensazione di non risolto che ricorre ogni volta di più. Quando sei tronfio verso il futuro hai bene in mente i connotati, ma poi fuggi dal ricordo. Una compresenza di visi, corpi e quanto tempo avrei voluto per dirle che se c’è una certezza è rappresentata dal fatto che sono sempre stato di fianco facendo volutamente scena muta. Il gioco mortale del non dire, lasciarsi dire e poi comunque morire. Dovrei rompere con la testa la cortina di resistenza edificata dal passato. La verità è che si tratta di istinto naturale che spesso si risolve in sopravvivenza. Tipo come:  “le strade per farmi del male non le sbaglio mai”. A quel punto, in quel preciso battito di ciglia non è più passione, è già diventata l’ennesima immaginetta da appiccicare. Maledetta pelle che non si decide mai di decidere al posto mio. Se solo si potesse avere un risolutore. Una controfigura che assuma in un solo colpo quello stordimento nella pancia necessario alla combustione di un’attrazione. Anche se così facendo si arriva alla perdita di credibilità proprio con se stessi. Un finale che nessuna persona umana dovrebbe avere, volere, potere. Ora sono qui, stordito, mi siedo sbilenco e aspetto ancora un altro giro…

venerdì 21 settembre 2018

#evvivaglisposi

La prima ad entrare nella mia vita è stata Roberta. Taciturna, timida, nascosta, giovanissima viveva all’epoca i crampi di una vita a suo dire spericolata. Non molto dopo ho conosciuto Roberto. Rigoroso, come la sua professione (ingegnere), scrupoloso, come la sua professione, tenace. I due si sono studiati, ispezionati, analizzati. Questo perché la loro natura non contempla l’istinto, ma il ponderare, sempre e comunque. Mentre si cercavano, io da fratello maggiore, o meglio da zio, li studiavo a loro volta. D'altronde sono cresciuto in un tempo dove in tv spopolava il gioco delle coppie. Roberta e Roberto, per me, hanno sempre avuto ed hanno gli stessi colori, lo stesso ritmo, la stessa visione delle cose, lo stesso impeto nel fare; hanno avuto ed hanno la luce di quei ragazzi nati in provincia, che vivono in provincia, ma che sono, consapevolmente, cittadini del mondo; avevano ed hanno lo stesso sguardo disincantato sul qui ed ora; la stessa espressione appuntita quando devono far valere le proprie idee; lo stesso sdegno per la banalità; avevano ed hanno le stesse, originali, speciali e anticonformiste ragioni di vita. Perché vedete io credo che la favola che i poli opposti si attraggono è abbastanza bugiarda, ingannatrice, una favola appunto. La realtà è ben altra cosa. Se c’è una regola non scritta in un rapporto tra due persone è certamente quella della condivisione, ma non di parole dette un tot al chilo, frasi lette sui baci perugina, o quella delle domeniche mattina in passeggiata al mercato con la macchina lucida. La condivisone di cui vi parlo/scrivo è quella, assoluta, degli occhi negli occhi. Quella che potrebbe sembrare una semplice azione è, nei fatti, il sale di una relazione. E’ in buona sostanza la certezza di non mentire a se stessi e all'altro. Ed io li ho visti i loro quattro occhi che si parlavano, si denunciavano, davano voce ad un’idea, ad un’impressione, ad un ragionamento; li ho visti i loro quattro occhi che si sorridevano, oppure, come giusto che sia, litigavano. Davano e danno vita alla verità. Sia chiaro io non ho la presunzione di sapere con certezza assoluta se questa sia la strada più asfaltata per la fatidica felicità, d'altronde, come dice in una strofa di un brano, il cantante preferito della sposa (Manuel Agnelli degli Afterhours), “La chiave della felicità è la disobbedienza in sé a quello che non c'è”.
Antonio Di Trento (testimone della Sposa)
Fondi, sabato 15 settembre 2018, Castello Baronale
Sposi: Roberta Nadir Marangon e Roberto Cavolo
Officiante: Giorgia Salemme