Il suo profumo mi
aveva attraversato l’anima. La seguii con gli occhi fino alla punta del Circeo,
poi scomparve, come fanno il giallo, il rosso e l’arancio dopo il tramonto; come
fa un amore quando incontra un addio. Nei secondi che formavano il mentre avevo
provato a versare due/tre sillabe al vento. Questa maledetta sensazione di non
risolto che ricorre ogni volta di più. Quando sei tronfio verso il futuro hai
bene in mente i connotati, ma poi fuggi dal ricordo. Una compresenza di visi,
corpi e quanto tempo avrei voluto per dirle che se c’è una certezza è
rappresentata dal fatto che sono sempre stato di fianco facendo volutamente
scena muta. Il gioco mortale del non dire, lasciarsi dire e poi comunque
morire. Dovrei rompere con la testa la cortina di resistenza edificata dal
passato. La verità è che si tratta di istinto naturale che spesso si risolve in
sopravvivenza. Tipo come: “le strade per
farmi del male non le sbaglio mai”. A quel punto, in quel preciso battito di
ciglia non è più passione, è già diventata l’ennesima immaginetta da
appiccicare. Maledetta pelle che non si decide mai di decidere al posto mio. Se
solo si potesse avere un risolutore. Una controfigura che assuma in un solo
colpo quello stordimento nella pancia necessario alla combustione di
un’attrazione. Anche se così facendo si arriva alla perdita di credibilità
proprio con se stessi. Un finale che nessuna persona umana dovrebbe avere,
volere, potere. Ora sono qui, stordito, mi siedo sbilenco e aspetto ancora un
altro giro…
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