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martedì 25 settembre 2018

#inbilico



Il suo profumo mi aveva attraversato l’anima. La seguii con gli occhi fino alla punta del Circeo, poi scomparve, come fanno il giallo, il rosso e l’arancio dopo il tramonto; come fa un amore quando incontra un addio. Nei secondi che formavano il mentre avevo provato a versare due/tre sillabe al vento. Questa maledetta sensazione di non risolto che ricorre ogni volta di più. Quando sei tronfio verso il futuro hai bene in mente i connotati, ma poi fuggi dal ricordo. Una compresenza di visi, corpi e quanto tempo avrei voluto per dirle che se c’è una certezza è rappresentata dal fatto che sono sempre stato di fianco facendo volutamente scena muta. Il gioco mortale del non dire, lasciarsi dire e poi comunque morire. Dovrei rompere con la testa la cortina di resistenza edificata dal passato. La verità è che si tratta di istinto naturale che spesso si risolve in sopravvivenza. Tipo come:  “le strade per farmi del male non le sbaglio mai”. A quel punto, in quel preciso battito di ciglia non è più passione, è già diventata l’ennesima immaginetta da appiccicare. Maledetta pelle che non si decide mai di decidere al posto mio. Se solo si potesse avere un risolutore. Una controfigura che assuma in un solo colpo quello stordimento nella pancia necessario alla combustione di un’attrazione. Anche se così facendo si arriva alla perdita di credibilità proprio con se stessi. Un finale che nessuna persona umana dovrebbe avere, volere, potere. Ora sono qui, stordito, mi siedo sbilenco e aspetto ancora un altro giro…

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