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sabato 5 settembre 2015

Io sono qui!

Sono rimasto quattro corte/lunghe ore in piedi, appoggiato al telaio della finestra del balcone. Davanti solo il muro color giallosmarrito del palazzo di fronte. Senza sapere come, pur  trovando mille motivazioni, ero in attesa di alcunché, che evidentemente non sarebbe mai arrivato. La sensazione postuma di fare qualcosa di insensato per più del dovuto mi ha sfiorato la mente e poi si è distrutta vana sul marciapiede di sotto. Ad ogni tocco godevo dell’idea, cementatasi in fatto, che ero lì da tempo senza aver arcato nemmeno un sopraciglio. 

Ero in piedi, ma disteso sui pensieri già passati. Ho così ripescato attimi che credevo letteralmente sotterrati. Paure, incredulità, testamenti. Non lo so se si trattava di solitudine. Passavano persone, cose, animali, t e m p o. Inesorabile ero lì, dritto come un vestito steso. Fluttuavo tra l’idea di cosa avrei fatto senza amore e cosa avrei fatto per amore. Ma anche se mi arrivavano risposte dall'inconscio, come si fa a bollare per sicure delle invisibili vibrazioni? Come si fa a sottoscrivere certezze dopo aver visto e sentito montagne di cenere? 

Era ottobre, i primi giorni del mese. C’era quel soffio  unico ed indescrivibile. Io, vestito di poco, non muovevo la spalla dall'infisso. Gli occhi non lasciavano andare i dintorni. Fermo immagine di me stesso, senza sapere quando sarebbe arrivata l’ora dei saluti. In questo concerto di stupori mi arrovellavo le corde dell’anima per un fascio di luce. Anche questo è passione. Miracolosamente fuggivo dalla timidezza e mi impuntavo sul valore del presente. Ma l’azione, unica vera chimera, passa attraverso una inesorabile quota di coraggio. 

Incomunicabilità e temerarietà: scopro non piacevolmente che vanno di pari passo. Saper fuggire dal dubbio dello scontro per poi lanciarsi a capofitto. Non è più teoria, è utilità. Le rarissime volte che ho oltrepassato la cortina è stato con inganno. Sono pezzi di vita che mi sono costati pugni di carezze. 

Mi sorprendevo così della attitudine di lei di voler sfidare il mondo sempre e comunque. Non fermavo il montaggio mentale dei desideri. Riscoprire dopo tanta generazione di voler soffrire ancora non è bestemmia, è follia! D'altronde una vita che resta appesa sul marmo non  può per niente al mondo definirsi usuale.  Non sapevo nemmeno che ore erano. Non volevo interrompere il viaggio pur stando fermoimmobile. 

Carico di niente miravo agli occhi. Carico di niente mi esaltavo del vuoto. Non c’era lei, non ci sarebbe stata, ed io avevo solo voglia di stare lì! Se pensate per metafore è presto fatto. Per stringersi a perdifiato c’è bisogno di sgomitare. Un pezzetto fragile di nanosecondo. Un prendere respiro, chiudere gli occhi e gridare a squarciagola: i o s o n o q u i. 

Antonio Di Trento

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