Un taglio ben preciso. Negazione di parole. Sospiri unodopolaltro. Siamo rimasti senza saliva. Vuoti. Nel bel mezzo del nulla abbiamo anche smesso di chiederci che odore avessero le lenzuola dopo i nostri corpi. Costruivamo attese. Oltre la nostra pelle la schiuma bianca del mare d'inverno. In uno spazio fatto di correreebasta nessuno dei due voleva insistere. Stavamo trattenendo dentro tutto il rumore. Anche questo, oramai, era un esercizio di stile. Istinto e destinazione. Per gli altri un mantra, per noi tempesta. Una fitta qualunque avrebbe potuto farci esplodere. Esiste una regola. Esiste per forza una regola. Prima io prima tu prima io. Fermo immagine. All'infinito, come una foto davanti allo specchio. In amore è così: tu sai di te e del resto non puoi che farne congetture.
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mercoledì 18 maggio 2016
Ombre al buio
Era d'estate, ed era circa da una vita che volevo che fosse così. Un tramonto possente suonava la carica. Come non credere a Dio! Dopo due giri di sguardi il puzzle era ritmicamente concluso. Trattenendo il respiro ti ho passato una mano tra i capelli. Trovo che sia uno dei gesti più sublimi che una donna possa raccogliere da un uomo e viceversa! Pelle, labbra, sapore di sale e una tonnellata di occhi dentro gli occhi. Seppure perso stanco, in mezzo a quel bianco isolano, non ho ceduto alla corte di Morfeo. Pensavo ciclicamente che in quel preciso momento eravamo terra e poco dopo saremmo stati mare. Se c'era da stra-vivere non volevo lesinare tempo al tempo. Bagnati di sole abbiamo cancellato il passato e, con naturalezza disumana, ceduto strada alle nostre comuni volontà. Per un attimo durato parecchie ore abbiamo radunato attorno a noi verità mai dette. La semplicità con la quale tutto questo è divenuto ordine costituito quasi non si plasmava con la realtà, ma era drammaticamente vero. Il vento d'Africa avvertiva della fine, prossima, dei giochi. Oramai il segno era tratto e non eravamo più solitudini, come pure non eravamo 'per sempre'. Stretti di quello stringere forte e dirompente che solo le anime in pena sanno stringere, avremmo voluto restare dritti su quelle rocce per altre cento stagioni. La nave urlava il distacco. Un bacioliquido, una carezza ruvida di addio, e la gola piena zeppa di parole morte.
Quello che mi passa per la testa
Mentre scorre la linea di mezzeria provo ad accennare con parsimonia un brivido barricato dentro.
Avrei voluto ridere di gusto in questi anni di andirivieni, invece le crepe disseminate in ognidove hanno fatto solo curriculum da buttare in pasto al perbenismo.
Avrei voluto ridere di gusto cercando i colori da intonare.
Alla luce dei giorni più veloci mi sono accorto di non aver mai inquadrato il soggetto e con sana incoscienza le foto sono venute tutte da buttare.
Mi ricorderò di poche cose: slanci di persuasione, gioie conto terzi, raffiche di entusiasmo comprate al discount e le parole dette a chi non mi ha mai ascoltato.
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