A credere di poter fare a meno della pelle usando la ragion pura;
a non essere autentici neanche infacciaadunospecchio. Come abbiamo fatto, io
non lo so…a non sgolarci dentro quel silenzio assordante; a non essere,
minimamente, toccati da quel malcelatodolore; ad essere gonfi di una superbia
che ci lacerava le facce. Come abbiamo fatto, io non lo so…a credere
nell’assoluzione per mano dello spirito santo; a camminare nella direzione
deformata e contraria pur di non intaccare lagiàvendutadignità; a credere nella
finzione, piuttosto che spalancare gli occhi sul quiedora; a dare credibilità,
fosse solo per una cazzodivolta, alla nostra effettiva identità. Come abbiamo
fatto, io non lo so…ad essere stati estranei a noi stessi anche dopo tutte
quelle lenzuola sporcate; a non sentire, anche davanti al fattocompiuto, che
l’odore era quello stantio della notte più nera. Come abbiamo fatto, io non lo
so…a non affogare in uno stagno profondozeppo di fesserie; a non scoppiare,
dopo esserci scorticati la mente; a non patire il gelopiùfreddo dopo che
ci siamo detti a mai più.
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