Fateci caso, vi prego, quando il silenzio vi è finalmente d’aiuto per tutto quello che avete sentito, per tutto quello che avete sopportato. Quando le parole si fanno enciclopedie e le voci corrono più della luce. Fateci caso, vi prego, quando l’aria non è quella della stagione che vivete, ma quella di un posto indefinito nel mondo.
Fateci caso, vi prego, a come le cose si moltiplicano, mentre noi siamo appena preparati per approdare solo su una di esse. Così si complicano gli attimi e il normale svolgimento della vita diventa fatica. Basti pensare che, versando poca acredine, il tempo, per primo, ce ne sarebbe grato. Invece no. Testardi noi, peggio ancora il nostro istinto.
Fateci caso, vi prego. All’armonia tra i visi, che non si scambiano più sorrisi. All’orgoglio che ha decapitato sentimenti, amori e pentimenti. Alle corse fatte per arrivare primi, ma dopo il traguardo piangere, perché siamo e saremo terribilmente soli.
Verrà un’altra ESTATE e, vi prego, fateci caso. Avremo sempre quell’aura di chi non vuole appassire, non vuole scomparire, ma sentirsi sempre e indistintamente quelli del sale sulla pelle, della musica tuttaintorno e della notte che non DEVE finire mai.
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