Per correre, tenere il passo, inseguire insomma, c’è bisogno di fiato. Poi c’è anche il risvolto della medaglia di chi non vuole correre, non vuole stare al passo, non vuole inseguire, nonostante ne abbia da vendere. Sicuramente una mediazione tra le due condizioni è possibile. Si può stare fermi con il naso puntato in aria. Trattenere il respiro, respingere quegli occhi che pretendono di bagnarsi in totale autonomia.
Si fa un gran parlare e scrivere di limiti, confini, e cuori che non si spingono oltre. 'Io vorrei, non vorrei, ma se vuoi'. Questa ed altre sentenze vengono comprate un tot al chilo. Un gioco sadico che non solo annienta il presente, ma rovina gli autunni della nostra vita. E’ non sarà il freddo a provocare sollievo.
Un giorno, più giorni e poi oblio. Sarà quell'isola del mediterraneo, o la perla del tirreno, e quelle foto scattate alla moviola. Se non va bene la rifacciamo. Magari si potesse ri-scattare una porzione di tempo. Per un attimo e non di più, un rewind delle scene da tagliare, quelle da rifare, e le parole da misurare anche se gridate al vento.
Risolvere le andate e i ritorni nella terra dell’incomunicabilità. Ma poi, durante le ore di sonno sveglio arrovellarsi lo stomaco per spingere l’asticella delle altrui volontà sempre più su. Non è vivere, non è sorridere, ma è schianto. Per una volta, solo per una volta, attraversate la strada bloccando il traffico e bussate a quella smaniante porta: “Scendi, sono una vita sola e voglio dividermi con te”.